lunedì 25 maggio 2015

Leggere la mente per muovere il corpo!

di Alberto Carrara, LC

L’ultimo numero della rivista Science (22 maggio 2015, volume 348, n. 6237) contiene interessanti approfondimenti nell’ambito neurobioetico delle interfacce cervello umano – computer. La sintesi che ne fornisce la rivista, intitolata “Immaginazione cerebrale per controllare dispositivi esterni” (Brain imagination to control external devices), spiega come da studi sulle scimmie relativi ad un’aera specifica del cervello, la corteccia parietale posteriore, si è passati a studi pionieristici su pazienti tetraplegici.

Ricordo ad esempio l’emblematico caso di Jan seguita per numerosi anni dal Motor Lab dell’Università di Pittsburg.

Su questo numero di Science viene descritto un’altro caso, denominato “EGS”, un paziente tetraplegico a cui sono stati impiantati due microelettrodi nella corteccia parietale posteriore. Al paziente veniva chiesto di immaginare diverse tipologie di movimenti, sia oculari, che del bacino. Come postulato, l’immaginazione motoria coinvolge le stesse popolazioni neuronali coinvolte nel movimento attuale. Questa regione cerebrale costituisce un’altra candidata a potenziali soluzioni terapeutiche nell’ambito delle protesi di interfaccia cervello umano-macchina.

Queste sperimentazioni non sono esenti da questioni neurobioetiche di estrema rilevanza proprio per la delicatezza dell’intervento. Oltre alle preoccupazioni di ordine consensuale, vi sono quelle di carattere terapeutico, per non parlare dei potenziali rischi e delle possibili alterazioni della personalità.

Non c’è dubbio che i benefici sulla qualità della vita rendono questi progressi lodevoli e da incoraggiare. 

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