di Alberto
Carrara, LC
L’ultimo numero della rivista Science
(22 maggio 2015, volume 348, n. 6237) contiene interessanti approfondimenti
nell’ambito neurobioetico delle interfacce cervello umano – computer. La sintesi
che ne fornisce la rivista, intitolata “Immaginazione cerebrale per controllare
dispositivi esterni” (Brain imagination
to control external devices), spiega come da studi sulle scimmie relativi
ad un’aera specifica del cervello, la corteccia
parietale posteriore, si è passati a studi pionieristici su pazienti
tetraplegici.
Ricordo ad esempio l’emblematico caso di
Jan seguita per numerosi anni dal Motor Lab dell’Università di Pittsburg.
Su questo numero di Science viene descritto un’altro caso, denominato “EGS”, un
paziente tetraplegico a cui sono stati impiantati due microelettrodi nella corteccia parietale posteriore. Al paziente
veniva chiesto di immaginare diverse tipologie di movimenti, sia oculari, che
del bacino. Come postulato, l’immaginazione motoria coinvolge le stesse
popolazioni neuronali coinvolte nel movimento attuale. Questa regione cerebrale
costituisce un’altra candidata a potenziali soluzioni terapeutiche nell’ambito
delle protesi di interfaccia cervello umano-macchina.
Queste sperimentazioni non sono esenti
da questioni neurobioetiche di estrema rilevanza proprio per la delicatezza
dell’intervento. Oltre alle preoccupazioni di ordine consensuale, vi sono
quelle di carattere terapeutico, per non parlare dei potenziali rischi e delle
possibili alterazioni della personalità.
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