di Alberto Carrara, LC
Nel
primo pomeriggio del 13 maggio, in
occasione del VII Convegno Scientifico Internazionale di
Neuroetica e II Congresso della
Società italiana di Neuroetica – SINe intitolato CHI SENTE COSA? LA NEUROETICA TRA CERVELLO, MENTE E COSCIENZA – Incontri su Neuroscienze e Società, il filosofo della mente Tim Crane
dell’Università di Cambridge ha
svolto la sua splendida lectio
magistralis intitolata: What is
psychological reality?
Tim Crane è un filosofo della mente la cui ricerca si estende a comprendere la natura, o essenza, della
mente umana e del suo rapporto con il resto della natura. Le domande a cui
Crane ha cercato e cerca di rispondere con la sua riflessione sono, ad esempio
queste: cosa significa avere una mente?
cos’è il pensare? Cosa significa essere coscienti? Come si rapportano e
relazionano il pensiero e la coscienza?
Una
domanda centrale, a mio avviso, a cui Crane cerca di rispondere con i suoi
lavori, è se esista o meno qualche
differenza essenziale e profonda tra la mente umana e quella degli altri
animali.
Crane difende una visione non-riduzionistica, direi, “aperta”, per quanto concerne il
rapporto tra scienza (empirica) e filosofia. La scienza non è l’unica e la sola
forma valida di conoscenza umana. Per Crane la caratteristica peculiare ed
essenziale della mente umana è ciò che i fenomenologi identificano con il
termine “intenzionalità” (intentionality). La direzione della
mente sul mondo (the mind’s direction on the world) o il suo potere
rappresentazionale o di rappresentazione (its representational power). Crane
stesso auto-definisce la sua posizione sul mentale umano con il termine
“psicologismo” (psychologism).
Crane
concepisce il cosiddetto Mind-Body
Problem (M-BP) come vero e
proprio problema empirico-filosofico centrato sulla comprensione di come la
nostra dimensione mentale, le nostre capacità intenzionali, siano incarnate (embodied)
nei nostri cervelli e nei nostri corpi (riporto le sue parole originali: The mind-body problem, as I conceive it, is
the empirical-philosophical problem of understanding how our mental,
intentional capacities are embodied in our brains and bodies. I find this a more interesting way to approach the
problem than the popular approach of asking whether everything
necessarily supervenes on the physical).
Quello
di Crane risulta un approccio interessante rispetto alla domanda classica del dibattito sul
M-BP se ogni funzione mentale, se
ogni proprietà dell’umano (coscienza, libertà, ...) “sopravvengano” dal fisico,
cioè dal cerebrale.
Il
concetto di “sopravvenienza”,
dall’inglese “supervenience”, deriva
dalla filosofia analitica e ne
costituisce un cardine: le proprietà
estetiche, morali e mentali sopravvengono dalle proprietà fisiche. Si afferma anche che le verità modali sopravvengano da quelle non-modali
e che le verità generali sopravvengano da verità particolari. Il concetto di
“sopravvenienza” è stato utilizzato per distinguere i vari tipi di “internalismo”
ed “esternismo” o “esternalismo” del mentale.
Consiglio
agli interessati in quest’ambito della ricerca, la lettura del volume di Crane
tradotto all’italiano ed intitolato Fenomeni
mentali. Un’introduzione alla filosofia della mente (Rafaello Cortina,
2003).
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