lunedì 18 maggio 2015

Lo psicologismo di Tim Crane

di Alberto Carrara, LC

Nel primo pomeriggio del 13 maggio, in occasione del VII Convegno Scientifico Internazionale di Neuroetica e II Congresso della Società italiana di Neuroetica – SINe intitolato CHI SENTE COSA? LA NEUROETICA TRA CERVELLO, MENTE E COSCIENZAIncontri su Neuroscienze e Società, il filosofo della mente Tim Crane dell’Università di Cambridge ha svolto la sua splendida lectio magistralis intitolata: What is psychological reality?

Tim Crane è un filosofo della mente la cui ricerca si estende a comprendere la natura, o essenza, della mente umana e del suo rapporto con il resto della natura. Le domande a cui Crane ha cercato e cerca di rispondere con la sua riflessione sono, ad esempio queste: cosa significa avere una mente? cos’è il pensare? Cosa significa essere coscienti? Come si rapportano e relazionano il pensiero e la coscienza?

Una domanda centrale, a mio avviso, a cui Crane cerca di rispondere con i suoi lavori, è se esista o meno qualche differenza essenziale e profonda tra la mente umana e quella degli altri animali.

Crane difende una visione non-riduzionistica, direi, “aperta”, per quanto concerne il rapporto tra scienza (empirica) e filosofia. La scienza non è l’unica e la sola forma valida di conoscenza umana. Per Crane la caratteristica peculiare ed essenziale della mente umana è ciò che i fenomenologi identificano con il termine “intenzionalità” (intentionality). La direzione della mente sul mondo (the mind’s direction on the world) o il suo potere rappresentazionale o di rappresentazione (its representational power). Crane stesso auto-definisce la sua posizione sul mentale umano con il termine “psicologismo” (psychologism).

Crane concepisce il cosiddetto Mind-Body Problem (M-BP) come vero e proprio problema empirico-filosofico centrato sulla comprensione di come la nostra dimensione mentale, le nostre capacità intenzionali, siano incarnate (embodied) nei nostri cervelli e nei nostri corpi (riporto le sue parole originali: The mind-body problem, as I conceive it, is the empirical-philosophical problem of understanding how our mental, intentional capacities are embodied in our brains and bodies. I find this a more interesting way to approach the problem than the popular approach of asking whether everything necessarily supervenes on the physical).

Quello di Crane risulta un approccio interessante rispetto alla domanda classica del dibattito sul M-BP se ogni funzione mentale, se ogni proprietà dell’umano (coscienza, libertà, ...) “sopravvengano” dal fisico, cioè dal cerebrale.

Il concetto di “sopravvenienza”, dall’inglese “supervenience”, deriva dalla filosofia analitica e ne costituisce un cardine: le proprietà estetiche, morali e mentali sopravvengono dalle proprietà fisiche. Si afferma anche che le verità modali sopravvengano da quelle non-modali e che le verità generali sopravvengano da verità particolari. Il concetto di “sopravvenienza” è stato utilizzato per distinguere i vari tipi di “internalismo” ed “esternismo” o “esternalismo” del mentale.

Consiglio agli interessati in quest’ambito della ricerca, la lettura del volume di Crane tradotto all’italiano ed intitolato Fenomeni mentali. Un’introduzione alla filosofia della mente (Rafaello Cortina, 2003). 

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