di Claudia Fini (UNESCO Chair in Bioethics and Human Rights).
Il 20 Novembre presso
l’Università Europea di Roma (UER), si è svolto il Cineforum su Replicas, il
nuovo film di Jeffrey Nachmanoff. Replicas affronta in chiave fantascientifica
il moderno concetto di intelligenza artificiale intesa come la capacità di replicare le facoltà cognitive umane in
un mezzo artificiale. Keanu Reeves veste i panni di Will Foster, dipendente
dell'azienda futuristica Bionyne, il
cui scopo è quello di trapiantare la rete neurale della coscienza umana in
umanoidi artificiali.
Dopo un incidente d’auto che causa la morte della moglie
e dei suoi tre figli, Foster riesce a clonare i corpi dei familiari deceduti e
a trapiantarvi la loro intera coscienza così che nessuno di essi abbia ricordo
dell’incidente e possa continuare a vivere come una replica della persona originale. In Replicas, il corpo diventa così
una crisalide, un mero abito da poter cambiare al momento della morte, mentre
la mente si trasforma in un vero e proprio insieme di file di cui fare il
backup sul nuovo mezzo corporeo.
Molte sono le produzioni
cinematografiche e televisive recenti che affrontano il tema dell’intelligenza
artificiale e del dualismo mente-corpo che ne deriva. Da The Matrix alla serie
Netflix Altered Carbon, non c'è da meravigliarsi di come, nell'era
dell'informazione, tali parabole siano al centro delle nostre costruzioni
narrative più ambiziose. E cosa non è più ambizioso dell’immortalità? Dalla
pratica della mummificazione degli antichi egizi, l’umanità è sempre stata
affascinata dal concetto della vita eterna. Ma se un tempo la fantasia degli
uomini immaginava fontane dell’eterna giovinezza e un corpo che non sarebbe mai
invecchiato, adesso questo passa in secondo piano e lascia spazio al mito della
mente e della coscienza eterne.
Negli ultimi anni, la
rivoluzione tecnologica e le innovazioni mediche e scientifiche, si sono
profondamente intrecciate all'antico fascino umano dell’immortalità, dando così
origine ad un nuovo movimento culturale: il trasnsumanesimo. Nel 1957, il
biologo Julian Huxley definiva il transumanesimo come «l'uomo che rimane umano,
ma che trascende sé stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura
umana, per la sua natura umana». Il tema romantico della Natura e della
creazione artificiale che disturba l’equilibrio naturale perfetto risuona l’eco
di Frankenstein di Mary Shelley e della conoscenza pericolosa che spinge l’uomo
a varcare i confini sicuri della sua esistenza e a “giocare a fare Dio”. Nella
società moderna in cui la tecnologia avanza sempre più velocemente, non è
difficile fantasticare sul come, in un prossimo futuro, le nuove scoperte
scientifiche verranno sfruttare per aumentare le facoltà fisiche e cognitive
umane.
Il Prof. Monti nel suo ufficio a UCLA, California |
Martin Monti, professore
associato presso il dipartimento di psicologia dell’Università della California
Los Angeles e direttore del MontiLab, ha svolto un lavoro rivoluzionario sul
cervello umano e sulla coscienza post-trauma. Secondo il Dr. Monti, la
trascrizione della rete neurale umana in un nuovo mezzo a base di silicio non è
impossibile e che forse, un giorno, sarà addirittura possible ottenere
risultati simili a quelli narrati in Replicas. Secondo la teoria
dell'informazione integrata infatti, se si ricrea l'esatta funzione e
collegamenti di ogni neurone umano in un chip, si potrebbe ottenere un circuito
elettrico che sia una vera e propria copia artificiale dell’originale sistema
biologico. Che tutto ciò sia la coscienza umana è un altro paio di maniche!
Nessun commento:
Posta un commento